“Il mio primo bal trad è stato un colpo di fulmine.”

Ogni anno più di duemila persone, di età ed estrazione sociale diverse, si riuniscono da ogni parte d’Europa nella campagna francese per un’esperienza straordinaria: Le Grand Bal. Per 7 giorni e 8 notti ballano insieme, mentre la musica suona dal vivo, in un emozionante connubio tra tradizione e modernità. La grazia del ritmo supera ogni fatica fisica e la gioia pura della danza abbatte le barriere. Le Grand Bal è un inno senza tempo alla magia del ballo e all’armonia di anime e corpi nella diversità.

Regia Lætitia Carton
Sceneggiatura Lætitia Carton
Fotografia Karine Aulnette, Prisca Bourgoin,
Lætitia Carton, Laurent Coltelloni
Direzione artistica Dorka Kiss
Montaggio Rodolphe Molla
Suono Nicolas Joly, François Waledisch
Montaggio Suono Virgile Van Ginneken
Mixaggio Joël Rangon
Produttori Jean-Marie Gigon, SaNoSi Productions
Distribuzione barz and hippo
Ufficio stampa Vania Amitrano

Francia, 2018 - 89 minuti
versione originale francese con sottotitoli in italiano

NOTA DI REGIA

Mi è sempre piaciuto ballare.
Eppure, non ho avuto modelli da seguire, i miei non ballavano. Ma mia nonna mi raccontava spesso che, da giovane, in un tempo in cui non la conoscevo ancora, saliva sulla pedana da ballo all’inizio della serata e non l’abbandonava più fino alle prime luci dell’alba. Era trasportata dal ballo. Il suo viso si illuminava quando mi parlava di queste notti trascorse nell’ebrezza del movimento e della musica.
Penso che pur non avendola vista ballare, lei mi abbia trasmesso il suo amore per i bal trad.
Il mio primo bal trad è stato un colpo di fulmine.
Era un sabato sera di gennaio, in un paesino sperduto dell’Auvergne, in una cascina piena zeppa, con dei musicisti in carne ed ossa sul palco. La musica era bella e tutti ballavano! Una vera festa con centinaia di persone! C’erano molti giovani e ciò mi ha sorpresa. Giravano, battevano i piedi, si guardavano, sorridevano, oppure erano molto seri, ma ballavano per davvero. E soprattutto erano gioiosi. La gioia di essere lì, insieme, era palpabile. I ballerini danzavano a ripetizione bourrée, scottish, polka, mazurka fino al mattino. Sorrisi, mani sudaticce, abbracci a fine pezzo prima di lasciarsi per passare ad un altro ballerino: un bel calore umano. Un pezzo funk molto energico in cui ci si sfogava, il ritmo accelerava, in cui ci si metteva in gioco pur mantenendo una certa classe, poi una melodia nostalgica e languida in cui i ballerini si avvicinavano, le teste si toccavano e il tempo rimaneva sospeso.
Il mondo dei bal folk l’ho amato subito, mi ci sono sentita talmente bene... Da allora costellano la mia vita.
Quindici anni fa sono andata per la prima volta ai Grands Bals de l’Europe a Gennetines nella zona dell’Allier.
È un luogo magico, una parentesi incantata. Si balla per 7 giorni senza sosta. I musicisti non smettono mai di suonare, giorno e notte. Oggi, dopo 29 anni dalla sua creazione i Grands Bal de l’Europe radunano 2000 persone che ballano per una settimana su 8 o 9 pedane sotto i tendoni all’aria aperta. Su questi parquet girano ogni giorno una ventina di gruppi musicali, ci sono circa 500 musicisti per gli stage e una quindicina di bal folk la sera. Tutte le generazioni, giovani e vecchi si fondono e ballano insieme. È una delle cose che mi rende più felice. Non vedo altri luoghi festivi che riuniscano così tante fasce d’età e vite diverse. Le donne ballano con gli uomini, gli uomini con le donne, le donne con le donne e sempre di più, gli uomini con gli uomini. Nell’arco di una danza, un legame particolare può intessersi con il proprio partner per creare un universo sottile, magico e unico. Si sa come si entra in una mazurka, non si sa in che stato affettivo se ne uscirà. Quest’emozione, questa convivialità, quest’energia condivisa che nasce da questa collettività, non la trovo altrove… Nel bal folk si è semplicemente ballerini o ballerine. Non ci sono ricchi e poveri, non c’è apparire o statuto sociale. Tutti si amalgamano nell’arco di una notte.
Viviamo in una società rosa dalla creazione di bisogni artificiali, una società che spinge a consumare, da soli e di fretta in un perpetuo rinnovamento. La danza trad permette di ritrovare il piacere di essere con gli altri e di avere pratiche comunitarie che non esistono più al giorno d’oggi. Condividendo questa festa, riscopriamo che esiste un’unità e che abbiamo un posto al suo interno.
Questa avventura umana fuori dal comune che vivo da svariati anni, meritava di essere guardata, contemplata. Condivisa.

Così, durante l’estate 2016, con due squadre, una di giorno, una di notte, abbiamo filmato la totalità del Grand Bal. Due squadre per resistere, come i ballerini: ascoltare il proprio corpo, la propria fatica, senza perdersi nulla.
Senza perdersi nulla di questo turbinio. Per fare un film come un turbinio.
Lo staff ha vissuto con i ballerini e i musicisti, ha vissuto la stessa esperienza, le stesse sensazioni: girare, resistere, mangiare, ballare, ballare, ballare, dormire, girare, ballare, bere, girare, ballare, incontrarsi… E ha filmato gli sguardi, gli scambi, la comunità, la somma delle singolarità, il movimento balbuziente e nascente, l’agilità e la semplicità dei ballerini esperti, il lasciarsi andare, le libertà che si prendono, la dolce follia, la grande umanità che sfila, la gioia che illumina i visi, le attese sulle sedie, l’amore che nasce, la stanchezza che si fa sentire, i legami che si stringono e permettono di stare in piedi. Ha mostrato come è diverso quando finalmente si osa toccarsi, quando ci si guarda, quando si vive veramente insieme. E quando la vita palpita. 

LAETITIA CARTON

Diplomata in Belle Arti a Clermont-Ferrand, Laetitia Carton ha iniziato a esporre i suoi lavori subito dopo il diploma in spazi dedicati all’arte contemporanea (come l’abbazia St-André a Meymac, il Centre  d’Arts  Plastiques  di St  Fons,  il Creux  de  l’enfer  di Thiers,  l’espace  d’art contemporain di Parigi, il Museo d’arte contemporanea di Lione...).
Incontra il documentario di creazione nel corso della specializzazione presso la Scuola d’Arte di Lione. Decide allora di imboccare una nuova via e segue il master in realizzazione di film documentari di Lussas (Université de Grenoble).
Il suo film saggio, "D’un  chagrin  j’ai  fait  un  repos", circola molto e le permette di viaggiare fino a  Cuba, dove vince un premio. Nel 2009 realizza un primo film per la televisione, La  Pieuvre,  su una malattia genetica neurodegenerativa che decima la sua famiglia, la malattia di Huntington. Parallelamente, scrive e comincia dal 2006  a  girare  un  film  con la comunità dei sordi,  sulla lingua dei Segni, che porta a termine 9 anni più tardi. "J’avancerai vers toi avec les yeux d’un Sourd" esce nelle sale francesi nel gennaio 2016. Nel frattempo, realizza per il cinema il ritratto del suo amico Edmond Baudoin, fumettista, che esce nel settembre 2015.

Filmografia

Le Grand Bal, 2018
J’avancerai vers toi avec les yeux d’un Sourd, 2016
Edmond, un portrait de Baudoin, 2015
La Pieuvre, 2010
D’un chagrin j’ai fait un repos, 2005

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